Racconti di donne troie

Racconti di donne troie sono facili da sentire ma nemmeno Salvatore poteva immaginare tanto nonostante avesse sempre avuto questa convinzione.

La trasferta

Il suo capo, una testa di cazzo a cui la moglie metteva le corna con tutto l’ufficio, gli aveva sbolognato la patata bollente all’ultimo minuto di andare fuori sede per un paio di giorni.

Menomale che Salvatore la patata bollente della moglie del capo se l’era fatta il giorno prima, quindi era andato via incazzato ma comunque soddisfatto: gli stava bene a quello stronzo!

Da Carrara ci mise circa un’ora e mezzo per arrivare alla sede di Genova arrivando in tempo per la riunione alla quale partecipava anche Anna, una figa da capogiro con due tette enormi che quasi facevano saltare i bottoni della camicetta semi trasparente che indossava.

Già solo il pensiero gli faceva andare l’uccello in tiro, ma Anna aveva la nomea di essere una figa di legno, tutta lavoro e casa: forse il cazzo nemmeno le piaceva, così dicevano i suoi colleghi che ci avevano provato con lei.

Salvatore non ci credeva molto a quelle voci, era convinto che tutte le donne fossero troie in un modo o in un altro anche se dovevano scoprirlo e lui era disposto a farlo scoprire ad Anna.

Forse quella trasferta non era stata una così brutta idea.
La riunione durò più del previsto e quando uscirono dalla sala era già l’ora di pranzo: Salvatore senza pensarci andò da Anna e la invitò a mangiare fuori sotto lo sguardo invidioso dei suoi colleghi.

La ragazza, che teneva i lunghi capelli rossi legati in una coda, accettò e Salvatore sorrise lanciando un’occhiata soddisfatta ai colleghi.

 

Una cena con donne troie

Andarono a mangiare in un piccolo ristorante sul mare dove ordinarono del pesce.
Salvatore però si voleva togliere la curiosità.

“Allora Anna, perché hai accettato di venire a pranzo con me? So che tanti nel tuo ufficio ti hanno invitata e hai sempre detto di no” chiese sfacciato.

Anna abbassò prima lo sguardo, poi lo guardò dritto negli occhi e sorrise “Perché i miei colleghi sono tutti dei ragazzini che pensano solo al calcio e alle macchine, tu invece sei diverso” aveva detto.

In effetti tutti alla sede di Genova erano molto giovani, anche Anna aveva solo venticinque anni, lui invece di anni ne aveva cinquanta, praticamente il doppio!

Quindi ti piacciono gli uomini maturi!” aveva esclamato ridacchiando, lo sapeva che anche Anna non sfuggiva alla sua teoria che le donne fossero tutte troie.

Lei aveva fatto di si con la testa e per confermare aveva allungato un piede nudo sotto il tavolo e glielo aveva strusciato sulle cosce.

Poi aveva messo il suo piede sul cazzo proprio mentre il cameriere arrivava con le ordinazioni.

Quando se ne fu andato Salvatore si slacciò i pantaloni e tirò fuori l’uccello già duro per strusciarlo contro quel piede caldo “Se devi fare le cose, falle per bene!” disse.

Lei cominciò a fargli una sega sotto la tovaglia, scappellandolo e bagnandosi tutte le dita dei piedi, ma a metà si fermò e si sporse sul tavolo “Non ce la faccio più, voglio che mi scopi” disse, alzandosi per andare in bagno.

Salvatore la seguì subito dopo, entrando nel bagno delle donne trovandola già con la camicetta slacciata e le tette all’aria: erano davvero grosse, con i capezzoli larghi e rosa già ritti.

 

Sesso nel bagno delle donne

La raggiunse e dopo aver palpato quelle tette stratosferiche, le mise una mano sotto la gonna, trovando la sue mutandine fradice “Sei già tutta bagnata, pronta per il mio uccello!” disse, tirando giù l’intimo per trovare la sua fichetta tutta depilata.

Quella visione gli fece venire il capogiro, Anna era proprio una bella troietta!

Lei gli slacciò i pantaloni poi si inginocchiò davanti a lui per prendere tutto il suo cazzo in bocca e spompinarlo ben bene prima che Salvatore la facesse alzare e girare con la faccia al muro.

“Adesso ti sfondo, così ai tuoi colleghi gli racconti che devono smetterla di pensare al calcio e alle macchine e cominciare a pensare alla figa!” disse, aprendole la fica con le dita per poi impalarla contro il muro e cominciare a scoparla.

Lei gemeva e godeva spingendogli il culo contro e lui dopo aver spinto un po’ decise di sfondargli pure quello facendola quasi urlare di goduria e piacere ma tappandole la bocca per non farsi sentire.

Dopo averla sbattuta ancora un po’ uscì fuori e la fece girare “Ti voglio sborrare su quelle belle tette” disse, mettendole l’uccello tra quei meloni per scopare anche quelli e schizzargli fino alla faccia.

Anna gli aveva leccato l’uccello ben bene per pulirlo e poi erano usciti dal bagno ed avevano pagato il conto per tornare in ufficio.

I colleghi di Genova quando lo video arrivare subito gli chiesero come era andato il pranzo “Anna ha mangiato tutto il pesce!” aveva risposto Salvatore sorridendo e poi era tornato a casa.

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Autore: Ftrtr444

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